Italia – I biscotti dell’inclusione

Jacopo Corona ci racconta l’esperienza di inclusione nel biscottificio “Frolla” >> VIDEO

GIORNALISTA
E’ un vero peccato che non possiate sentire l’odore di questi biscotti, perché profumano di bontà. Il merito è tutto di un ingrediente speciale: loro. Questo è “Frolla”: un biscottificio in provincia di Ancona dove lavorano dieci ragazzi speciali. Ora è diventato anche un bar. Ed è qui che conosco Elisa e Marco.

ELISA
Dicono alcuni che noi siamo dei numeri, invece siamo utili per tutto. Sono stata sempre discriminata dai coetanei che ho avuto. Ma per me non importa, ho lottato sempre contro tutti e tutto. Infatti prima di venire qui ne parlavo con mamma: “Dove andrò al lavoro?”. Alla fine ecco.

GIORNALISTA
Perché tu guadagni anche dei soldi qua.

ELISA
Sì.

GIORNALISTA
E’ un lavoro, a tutti gli effetti.

ELISA
Eh sì i soldini servono. Poi li do a mamma, è una cosa fondamentale. E questo mi rende tanto felice perché almeno sono utile. Per mamma, per babbo, per mia sorella, ho anche un cane.

GIORNALISTA
Vi mettete anche la musica per farli?

ELISA
Sì.

GIORNALISTA
Vengono meglio i biscotti con la musica?

ELISA
Sì.

GIORNALISTA
Però mica balli con tuoi biscotti…

ELISA
Eh no eh!

GIORNALISTA
Nel laboratorio ha trovato un lavoro anche Marco, che faceva lo chef e che dopo un gravissimo incidente stradale ha perso l’uso delle gambe e in parte quello delle mani.

MARCO
Siamo entrati subito in simbiosi proprio per il fatto che quelle che sono le mie mancanze vengono sopperite da loro. Dove non funzionano le gambe, magari, ho delle gambe buone in loro, delle mani buone in loro.

GIORNALISTA
“Frolla” che opportunità rappresenta per te?

MARCO
Eh, l’opportunità di ritornare nel mondo del lavoro. Mi dà modo di lavorare col sorriso.

GIORNALISTA
“Frolla” è più di un posto di lavoro: è una vera e propria famiglia. Ti piace lavorare con Marco?

ELISA
Tanto. La cosa che mi piace è che andiamo d’accordo, quello è importante.

RAGAZZO CHE ASCOLTA
Ha ragione. Eh (a Elisa), ti voglio bene!

ELISA
Siamo una grande famiglia perché in un posto di lavoro è meglio che si instauri l’amicizia. E’ fondamentale perché senza amicizie e senza amore, senza niente che lavoro è? E’ solo per dire “c’eravate e basta”. Eh!

GIORNALISTA
Il papà di questa famiglia e Jacopo; un pasticcere di 26 anni che si è inventato tutto il progetto.

ELISA
Per noi è un fratello. Tutto quello che fa per noi non lo farebbe mai nessuno. E infatti è speciale tanto, e poi tutti noi gli vogliamo bene tanto tanto tanto. Ho un fuoco dentro che… grazie a Jacopo si espande.

GIORNALISTA
Che bella storia! E Jacopo Corona è qui!

RENZO
Ecco, ora rubiamo Jacopo al palcoscenico televisivo. Non senza prima aver ringraziato TV2000 per questo bel servizio andato in onda tempo fa sui suoi canali. Jacopo, grazie per essere qui con noi. Il filmato ci ha mostrato una storia davvero bella, come ha detto il giornalista, e interessante. Vuoi dirci in breve come è iniziata?

JACOPO
Intanto ciao a tutti! E’ sempre un piacere, confrontarmi con voi. Noi abbiamo iniziato – come arco temporale – tre anni e mezzo fa, perché “Frolla” nasce come attività, come laboratorio di produzione il 12 maggio 2018. Nasce principalmente da una storia di amicizia che è la mia e quella di Gianluca Di Lorenzo, altro socio fondatore insieme a me di questa realtà. Nasce innanzitutto per l’esigenza di creare lavoro e soprattutto inserire in un contesto sociale il mondo della disabilità, quindi fare una fusione tra il mondo del lavoro, in questo caso della pasticceria, che è il campo di cui mi occupo io, e il mondo del sociale, che è il campo di cui si occupa Gianluca. Abbiamo fatto una sorta di fusione, sia come amicizia ma anche come competenze. Da lì nasce praticamente questa idea di questo biscotto che crea inclusione.

RENZO
Ma senti, quando si parla di inclusione lavorativa di una persona con disabilità, e soprattutto con disabilità intellettiva, si rischia a volte di cadere in un equivoco, come dire, “assistenzialista”: in cui la persona inserita non viene vista davvero come una risorsa dell’impresa, ma solo come qualcuno da aiutare; un modo con cui l’impresa assolve a un suo dovere di responsabilità sociale. Ma nella vostra impresa mi sembra che si vada ben oltre questo concetto, vero?

JACOPO
E’ vero, perché noi innanzitutto, come idea centrale del progetto, non abbiamo il mondo della disabilità. L’idea centrale del progetto è proprio vendere la qualità del prodotto. Quindi abbiamo lavorato molto sulla qualità del prodotto, perché crediamo che la vera libertà, il vero valore aggiunto di “Frolla” sia la qualità. Nel senso che i biscotti – il nostro prodotto di punta, poi ovviamente nel tempo abbiamo ampliato le nostre proposte – sono fatti con ricette, con materie prime di altissima qualità. Questo perché noi non volevamo e non vogliamo tuttora cadere nel “tranello” di “dipendere dalla pena”. Cioè non vogliamo che le persone vengano da noi perché dobbiamo far pena, che c’è un discorso sociale. Noi dobbiamo esaltare le qualità dei ragazzi che sono inseriti, ragazzi che hanno delle disabilità sicuramente appariscenti, ma il concetto è che dobbiamo essere noi bravi a renderli autonomi, in un concetto di inclusione. La vera inclusione è non creare una situazione in cui le persone vengono a fare una donazione, noi non accettiamo queste cose qua. Noi vogliamo vendere i nostri prodotti perché siamo bravi a farlo e poi dobbiamo essere noi ancora più bravi nel saperlo comunicare e nel saper soprattutto valorizzare quello che è visto come un un deficit, come valore aggiunto.

RENZO
Ascolta: quindi sulla base di questa tua e vostra esperienza, puoi indicarci qualche punto che ritieni fondamentale per chi, come voi, vuole fare una vera inclusione sul lavoro? Cosa bisogna fare e cosa bisogna non fare?

JACOPO
Noi fondamentalmente ci basiamo innanzitutto sul tema della condivisione. Per me la condivisione è un valore fondamentale, nel senso sia come valori ma anche come idee, come apertura verso la società. Qui noi cerchiamo di condividere la nostra scelta di vita, perché fondamentalmente è una scelta di vita, e renderla una “cosa normale”. Perché oggi viene visto, no? Tante volte ci dicono bravi per quello che fate per questi ragazzi, ma non è che siamo bravi noi: noi abbiamo scelto questa vita perché ci piace innanzitutto, è per noi è una cosa che ci gratifica. E poi tutto il concetto che abbiamo noi come apertura: noi diciamo sempre che da “Frolla” non abbiamo le porte aperte: non le abbiamo per niente, perché noi dobbiamo essere i primi ad accogliere; di conseguenza le persone devono entrare in un contesto libero in cui possano tranquillamente esprimersi, come idee, ma anche come pratica. Quello che pensano sia meglio lo possono portare tranquillamente, come un valore all’interno di una cooperativa che in realtà è una community o meglio una famiglia.