Renzo Andrich intervista José Agustín Martínez (Valencia) >> VIDEO
Renzo. José Agustín Martínez è psicologo e pedagogista. José lavora all’Istituto d’Arte Moderna di Valencia, in Spagna. A volte ci si domanda: che ha a che fare l’arte con i temi dell’accessibilità e dell’inclusione? José, puoi dirci qualcosa su di te e sul tuo lavoro?
José. Come hai detto bene, mi sono sempre occupato di psicologia e pedagogia. Ho fatto anche l’insegnante nelle discipline artistiche e umanistiche. Ho svolto attività libero professionale nel campo della psicologia clinica, e della formazione di studenti e insegnanti. Da alcuni anni lavoro nel Museo che hai citato. Sto facendo un lavoro per rendere il museo accessibile per tutti, affinché sia possibile per tutti accedere alla cultura. Penso che l’arte sia uno strumento di trasformazione sociale e quindi il Museo deve adattare i suoi contenuti a tutte le categorie di persone. Cioè, rendere la cultura accessibile, far sì che le opportunità di apprendimento siano a portata di ogni persona, delle persone con disabilità, tenendo conto che ci sono molti tipi di disabilità: la disabilità sensoriale, la disabilità fisica, la disabilità cognitiva, eccetera. Nel nostro museo veniamo incontro alle persone sorde conducendo visite con interpreti gestuali, nel linguaggio dei segni per le persone sorde; stiamo anche organizzando visite tattili per alcune sezioni espositive del Museo; siamo organizzando specifiche collezioni visitabili autonomamente da persone cieche; abbiamo lavorato con persone con Alzheimer, abbiamo svolto scuole estive per persone a rischio di esclusione sociale, soprattutto giovani in affidamento familiare.
Renzo. Quello che ci hai detto è molto importante. È anche importante sapere che vari istituti culturali in tutto il mondo si stanno muovendo nella stessa direzione. La cultura è patrimonio dell’umanità: non è accettabile che qualcuno ne sia escluso. Qual è il tuo “sogno”, quale messaggio vorresti lasciarci?
José. Di sicuro sono d’accordo con te. La cultura deve essere accessibile a ogni tipo di pubblico. Penso che sia un diritto universale di tutte le persone. Ogni gruppo di persone con disabilità ha disabilità diverse e a tutte dobbiamo rispondere nel Museo; dobbiamo sapere comunicare i contenuti, che nel Museo possono e debbono essere adattati alle esigenze di ogni gruppo. Non sto parlando solo di barriere architettoniche (che nel nostro museo abbiamo quasi del tutto eliminato): intendo i contenuti culturali, che debbono essere accessibile a tutte le persone. Dobbiamo fare il possibile per adattarli ad ogni capacità dando loro gli strumenti che possono consentire l’accesso alla cultura e consentire di goderli allo stesso livello di ogni altra persona. Il mio sogno sarebbe, lasciami dire Renzo, arrivare all’accessibilità universale: quel design universale che possa essere accessibile a tutte le persone, non solo nel campo della cultura, ma in qualsiasi campo. Io mi muovo in questo particolare ambito ma penso che l’ideale sia puntare all’accessibilità universale.