Renzo Andrich intervista Cynthia Khin Htwe Kyi (Yangon) >> VIDEO
Renzo. Cynthia Khin Htwe Kyi è un medico. È co-fondatrice di “Flowers”, che è una scuola che offre anche servizi di cura e riabilitazione in Myanmar. Cynthia, puoi riassumerci brevemente le finalità e le attività della vostra Organizzazione?
Cynthia. Sì. La nostra mission è quella di fornire un’educazione solida e sistematica che prepari a una vita serena e realizzata, che dia un futuro ai nostri figli con bisogni speciali. Assicuriamo una diagnosi precoce per poter attivare subito gli interventi necessari; offriamo anche strumenti ai genitori, agli operatori, agli insegnanti di questi ragazzi; lavoriamo anche con altri settori governativi per sviluppare politiche più efficaci su queste persone.
Renzo. Interessante. Come è iniziato questo lavoro? Puoi raccontarci un po’ della tua storia?
Cynthia. Sì, è una lunga storia. 18 anni fa una mia amica mi condivise le sue difficoltà e le sue sfide. Ella ha un figlio con sindrome autistica. Mi disse che era molto difficile trovare una scuola in Myanmar. In quel tempo ero in Vietnam. Ho deciso: quando torno in Myanmar darò vita a un centro di formazione o a una scuola per questi ragazzi con disabilità. Così nel 2009, quando sono tornata, ho incontrato un preside di una scuola pubblica, e con il suo aiuto abbiamo iniziato nel 2010 il nostro centro di educazione speciale e fisioterapia, chiamato “Flowers”. In seguito, per rispondere alle richieste dei genitori e della situazione generale del nostro paese abbiamo esteso l’attività dall’istruzione di base alle scuole medie ed elementari, e nel 2020 abbiamo aperto il liceo.
Renzo. Straordinario. Nella vostra esperienza, dal tuo punto di vista, quali sono le principali barriere che le persone con disabilità incontrano nella società? Quali ostacoli dovrebbero essere rimossi per una società pienamente inclusiva?
Cynthia. Per poter pensare ad una società pienamente inclusiva, le principali sfide che incontriamo sono quelle della mancanza di risorse umane per l’istruzione speciale (insegnanti, operatori ecc.). Un’altra sfida è la mancanza di consapevolezza, che ostacola la possibilità di una diagnosi precoce, di un’immediata presa in carico e di un intervento tempestivo. Abbiamo politiche e leggi, ma l’idea di inclusività non è affatto consolidata e le politiche governative non sono forti a sufficienza per le persone con disabilità. Questi sono gli ostacoli principali che incontriamo ora.
Renzo. Certo che la vostra Istituzione sta facendo un ottimo lavoro per dare la possibilità alle persone di essere protagoniste attive nella società. Qual è il fattore-chiave dei risultati ottenuti finora? E qual è il tuo “sogno” per il futuro?
Cynthia. La nostra chiave è il concetto dell'”arte del dare”, indipendentemente dall’etnia e dalla religione. Abbiamo rispetto per ogni persona, per ogni ragazzo, per ogni genitore. Grazie a questo siamo riusciti a costruire un forte senso di famiglia. Domina trasparenza e fiducia all’interno della nostra organizzazione, tra i nostri genitori, e tra le nostre persone con disabilità. Investiamo sui nostri ragazzi perché la nostra società diventi più unita, più coesa. Abbiamo fatto rete, lavoriamo insieme. Il mio sogno – il nostro sogno – per il futuro è che i nostri ragazzi siamo costruttori di una società pienamente inclusiva che rispetti la loro identità e renda possibile una vita indipendente per le persone con disabilità.